mercoledì 10 luglio 2013

RECENSIONE “Fontamara” di Ignazio Silone

Fontamara

AutoreIgnazio Silone

Ignazio Silone, pseudonimo e poi, dagli anni sessanta, anche nome legale, di Secondo Tranquilli (Pescina, 1º maggio 1900 – Ginevra, 22 agosto 1978), è stato uno scrittore e politico italiano.  continua... 

Casa Editrice: Mondadori 
Pagine: 167
Prezzo: € 9,00

Trama: A partire dal 1º giugno del 1929 al paese non arriva più l'elettricità. Sperando di rimediare a questa “fatalità” ogni contadino firma una misteriosa “carta bianca”, portata loro da un graduato della milizia (il cav. Pelino), che, con il passare delle pagine, si scoprirà essere l'autorizzazione a togliere l'acqua per l'irrigazione portandola ad irrigare i possedimenti dell'Impresario, un “galantuomo” che era diventato podestà del capoluogo.  continua...




STILE: 9
STORIA: 9
COPERTINA: 7


Fontamara è il romanzo più noto di Ignazio Silone e descrive un mondo contadino, immutabile nel tempo, che trova riscontro nella terra d’Abruzzo dove è ambientato il romanzo. 
Fontamara è un piccolo paesino dove il tempo trascorre sempre uguale: prima la semina, poi l’insolfatura, la mietitura e la vendemmia. Tutto è sempre uguale, anno dopo anno, i contadini subiscono ogni avversità passivamente fino a quando non accade un fatto strano: la rivendicazione del diritto dell’ acqua. Il nuovo podestà del capoluogo, con il sostegno del regime fascista, è deciso a favorire i propri interessi senza considerare la povera gente. 
I fontamaresi non possono rinunciare all’ acqua indispensabile per la loro sopravvivenza e, per sedare ogni tentativo di rivolta, arrivano in paese le squadracce fasciste. Berardo Viola, l’uomo più forte del paese, decide di abbandonare il paese in cerca di un lavoro che non troverà mai. Avvilito, Berardo, decide di ritornare a Fontamara ma si ritrova, per un equivoco, in carcere dove nasce un insperato impegno morale che lo porterà alla morte. I fontamaresi, conosciuta la storia di Berardo, decidono di ribellarsi ma il regime decide di punirli mandando una squadra della Milizia che fa strage di abitanti. Silone divide gli abitanti di Fontamara in “cafoni”, cioè i contadini poveri che lavorano la terra per poter sopravvivere, e i cittadini che agiscono, che cambiano la società. Esempio lampante è l’Impresario, abile uomo d’affari che in poco tempo costruisce la sua ricchezza, mentre la gente comune continuava a lavorare la terra senza ottenere nessun miglioramento per le proprie condizioni di vita. I Cafoni posseggono, al massimo, un asino o un mulo, vivono nell’ignoranza; tuttavia essi sono consapevoli della loro situazione:

« In capo a tutti c'è Dio, padrone del cielo.
Questo ognuno lo sa.
Poi viene il principe di Torlonia, padrone della terra.
Poi vengono le guardie del principe.
Poi vengono i cani delle guardie del principe.
Poi, nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi vengono i cafoni.
E si può dire ch'è finito. »


Questa recensione partecipa alle sfide di lettura "Un classico al mese" e "Io leggo italiano"

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