domenica 18 maggio 2014

RECENSIONE "Acciaio" di Silvia Avallone


 Ciao ragazzi,
in un pomeriggio freddo e piovoso, sembra Febbraio e non Maggio, voglio parlarvi di un romanzo dai toni duri e inquietanti. No, non è un thriller ma il racconto di una realtà che mostra problematiche attuali con cui, spesso, dobbiamo confrontarci. Parliamo, quindi, della crescita, nelle sue fasi, della sua complessità come risultante di più variabili. Ecco, questo romanzo è la ricerca della propria identità, è la costruzione o la demolizione, a seconda delle opinioni, del divenire “adulti” attraversando quel periodo travagliato  che chiamiamo adolescenza.
Il libro in questione è  
“Acciaio” di Silvia Avallone, edito Rizzoli.



Autrice: Silvia Avallone


Editore: Rizzoli

Pagine: 357 p.
Prezzo: € 18,00 

Trama:
Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male. Silvia Avallone racconta un'Italia in cerca d'identità e di voce, apre uno squarcio su un'inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più.





STILE: 8
STORIA: 9
COPERTINA: 8




“Le cose migliori risplendono di paura” Don De Lillo, Libra.
Quante opinioni contrastanti su questo libro: molte recensioni positive ma, anche, tanti pareri negativi. A volte capita di trovarsi davanti a un libro che non ammette le mezze misure: o si ama o si odia. Il l’ho amato!
Venite con me, ragazzi, vi porto in via Stalingrado a Piombino per conoscere un mondo che non deve necessariamente essere identificato con questa città; vi porto a conoscere una società “allo sbando”.
Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino crescere è difficile. Se poi hai come punto di riferimento delle famiglie disgregate e  violente, allora le tue aspirazioni sono morte ancor prima di nascere. Anna e Francesca sono due amiche quattordicenni che vivono in quelle casa popolari. Devono affrontare la dura quotidianità, genitori con mille problemi, violenza tra le mura domestiche. Crescere, per queste giovani amiche, vuol dire imporsi brandendo come arma la propria bellezza, non ci sono alternative. La vita è dura, non concede tregue. Tutto ruota attorno alle acciaierie Lucchini, centro economico della città; padri, fratelli, fidanzati, quasi tutti lavorano nelle acciaierie che danno pane e disperazione, nelle acciaierie che danno il ritmo alla vita quotidiana con i turni diurni e notturni. Tutti i personaggi di questo libro sono protagonisti di una storia che narra di una realtà, sicuramente amplificata, che condiziona l’esistenza. Le acciaierie danno lavoro, ma il costo da pagare è molto alto. Francesca e Anna sono sole nell’affrontare le difficoltà legate all’adolescenza.  Non hanno una famiglia come punto di riferimento, non hanno modelli sani a cui guardare. Nascono così disagi giovanili che si manifestano con comportamenti errati, tossicodipendenza, disturbi della condotta alimentare. Alessio, fratello di Anna, è l’emblema di una devianza sociale finalizzata all’infrazione delle norme sociali e delle regole istituzionali.
“Mamma scusami se sono sporco” “Non ti chiedo niente ma tu promettimi “Sssh!” “Promettimi che questa è l’ultima volta che vai a fare non so cosa di notte”.
Come potete vedere le mamme di questo libro sono donne rassegnate, che chinano la testa davanti alle violenze domestiche dei loro mariti. Il padre di Anna è un buono a nulla, sempre alla ricerca del colpo grosso che cambierà la sua vita. Non si assume le sue responsabilità, è un fantasma all’interno di una famiglia che sopravvive alla meglio. Il padre di Francesca è un uomo violento, possessivo, menomato da una malattia che lo rende ancora più crudele con i suoi familiari. Subire e non reagire è il modo di fare della mamma di Francesca che considera più opportuno avere un marito violento che non averlo affatto. Mistero della psiche umana!
In questa situazione le due ragazze non hanno un porto sicuro in cui rifugiarsi durante la tempesta dell’adolescenza e reagiscono seguendo le regole della “strada”.
“Si presentò a torso nudo, Alessio, con due catene d’acciaio al collo, i jeans mezzi sbottonati, l’orlo degli slip bene in vista. Si lasciò cadere su una sedia. Sollevò gli occhiali, guardò in faccia il suo branco. Disse:”La vita mi detesta”. Era il suo atteggiamento da re della foresta. Aveva il fisico e lo sapeva. Aveva la grana, quella che ricavava dalla coca e dal rame. E poi disponeva di molte donne nel quartiere”.
La bellezza diventa merito, è il lasciapassare per essere accettati dagli altri, se sei brutta sei fuori. Lo sa bene Lisa che bella non è.
“ Lisa gettò un’occhiata di traverso alle sue compagne: le sembrava di stare ai confini dell’intero regno vivente. Io non sono una sfigata, si disse. Anche se tutti glielo ripetevano, anche se all’ingresso uno stronzo le aveva dato della racchia e lei si era sentita morire. Anche se non era proprio bellissima, però era viva… Anche se era vestita come un fungo, lei però, dentro, era come Anna. Anna che in quel momento si avvicinava alla pista da ballo fasciata nel suo centimetro quadrato di canottiera, nel suo mezzo centimetro di gonnellina rosa”.
Anna e Francesca formano un mondo a parte, hanno molte paure, la loro sfrontatezza nasconde la fragilità dell’età.
“Io non voglio crescere, A’-disse Francesca”.
Poi un giorno arriva l’amore e scompagina ogni cosa: l’amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina. Basta un cuore travolto dalla passione per cancellare anni di vita in simbiosi? Forse si, forse no.
Questa lettura non è stata per niente facile, la narrazione dura ti pone davanti a un romanzo di formazione che mette in evidenza i pensieri, i comportamenti, le non-scelte di persone fragili che si nascondono dietro ingannevoli apparenze. In queste pagine i protagonisti, in molti li hanno definiti “personaggi stereotipati”, si lasciano vivere adattandosi o subendo la quotidianità del quartiere. Tante problematiche, nessuna soluzione. 
Silvia Avallone descrive una microsocietà in cui tutti possiamo rispecchiarci. Ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza, il mito della bellezza è ovunque, la tossicodipendenza è un male endemico, la violenza è pane quotidiano. Sicuramente la scrittrice, alcune volte, esagera nel contesto della descrizione della realtà attraverso dei fraseggi che tendono ad amplificare il concetto in modo considerevole. Tuttavia lo sappiamo bene che la realtà può essere crudele. Lottare per il proprio domani è un diritto e un dovere di tutti, ogni scontro lascia delle ferite ma bisogna impegnarsi e scegliere di vivere il futuro. Francesca e Anna hanno un’ancora di salvezza nella loro amicizia, non perfetta ma reale, hanno un’altra possibilità, forse l’ultima, di un’esistenza autentica al di là delle loro paure. Oltre via Stalingrado.
Vi consiglio di leggere questo libro, mi piacerebbe conoscere la vostra opinione in merito. Non soffermatevi su alcune incongruenze che troverete nella lettura, ad es. Scamarcio idolo delle ragazzine nel 2001, ma cogliete l’essenza del romanzo.
“Un romanzo non è una confessione dell’autore, ma un’esplorazione di ciò che è la vita umana nella trappola che il mondo è diventato”. Kundera


9 commenti:

  1. Mi hai convinta! Se avrò la possibilità di prenderlo lo leggerò con piacere!

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    1. Che bello! Mi piacerebbe sapere la tua opinione su questo libro che suscita pareri contrastanti:)

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  2. Ciao Aquila Reale! Una bellissima recensione e sono d'accordo con te io sono tra quelli che lo hanno adorato. Ho letto il romanzo della Avallone su consiglio di un'amica che me lo aveva consigliato e ne sono rimasta conquistata. Per l'andamento della narrazione, per l'ambientazione così attenta (conosco bene Piombino) per la forza dei sentimenti positivi e negativi che suscita!

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    1. Ciao Jerry:) Io ho acquistato il libro in un mercatino dell'usato. Non coscevo l'autrice e fin dalle prime pagine ho capito di avere tra le mani un libro difficile ma coinvolgente.Non c'è un'accusa alla classe operaia, non si demonizza la fabbrica. Si narra la difficoltà di crescere tra mille problemi, la difficoltà di poter sperare in un futuro. Poi tutto si complica se abiti in via Stalingrado...

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  3. La mia professoressa di Italiano voleva farcelo leggere in prima liceo, poi però ha cambiato idea perché riteneva che fosse troppo 'duro' per degli adolescenti di quattordici anni. Però mi è sempre rimasto impresso, e credo proprio che lo leggerò!

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    1. A volte è la vita ad essere dura con tutti. Sicuramente questo libro non si legge con il sorriso sulle labbra. Molte situazioni sono emotivamente forti ma sarebbe stato interessante avviare una discussione tra ragazzi. L'adolescenza può essere un periodo travolgente e complesso, le famiglie non sempre sono in grado di svolgere il loro compito educativo. Mi piacerebbe se tu leggessi "Acciaio" , il tuo parere mi incuriosisce. Un caro saluto:)

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  4. è uno di quei libri di cui ho sentito molto parlare negli ultimi anni e vorrei leggerlo.. Vedremo...!
    certo è che le tue parole mettono molta curiosità, perchè sottolinei punti di forza , pur non nascondendo i "difetti" :=)

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    1. Nessun libro è scevro di difetti, il romanzo perfetto non esiste. Anche "Acciaio" presenta delle incongruenze ma io vado oltre e mi soffermo sul messaggio che leggo, o credo di leggere, tra le righe. A volte discuto con persone che tendono a sottolineare ogni errore, ogni imprecisione, sminuendo il valore del libro. Io guardo alla globalità dell'opera e, pur notandoli, non mi lascio condizionare:)

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  5. Io ho visto il film .. e mi sembra che il libro da wueste piccole frasi sia migliore

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