lunedì 10 aprile 2017

RECENSIONE | "La prima verità" di Simona Vinci

Carissimi lettori, il passato conserva spesso storie drammatiche, per anni inascoltate. Il romanzo “La prima verità” di Simona Vinci, edito Einaudi, nasce da una vicenda realmente accaduta. Tra gli abbandonati, i reclusi, i dimenticati Simona Vinci trova storie struggenti, le riporta in vita, le dona a noi lettori.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 9

La prima verità
Simona Vinci

Editore: Einaudi
Pagine: 397
Prezzo: € 20,00
Sinossi
Nel 1992 Angela, giovane ricercatrice italiana, sbarca sull'isola di Leros. È pronta a prendersi cura, come i suoi colleghi di ogni parte d'Europa, e come i medici e gli infermieri dell'isola, del perdurante orrore, da pochi anni rivelato al mondo dalla stampa britannica, del "colpevole segreto d'Europa": un'isola-manicomio dove a suo tempo un regime dittatoriale aveva deportato gli oppositori politici di tutta la Grecia, facendoli convivere con i malati di mente. Quelli di loro che non sono nel frattempo morti sono ancora tutti lí, trasformati in relitti umani. Inquietanti, incomprensibili sono i segni che accolgono la ragazza. Chi è Basil, il Monaco, e perché è convinto di avere sepolto molto in alto "ciò che rimane di dio?" E tra i compagni di lavoro, chi è davvero la misteriosa, tenace Lina, che sembra avere un rapporto innato con l'isola? Ogni mistero avrà risposta nel tesoro delle storie dei dimenticati e degli sconfitti, degli esclusi dalla Storia, nell'"archivio delle anime" che il libro farà rivivere per il lettore: storie di tragica spietata bellezza, come quella del poeta Stefanos, della ragazza Teresa e del bambino con il sasso in bocca.

Un lettino di ferro con le sbarre bianche e un corpo nudo, quello di una bambina tra i sette e i dieci anni. Che è una femmina, si capisce solo dal taglio tra le gambe unite e tenute ferme da una cinghia di contenzione. Anche le braccia sono legate alle sponde con due strisce di tela e tutto il peso del corpo si regge sui gomiti. Dietro la schiena, un cucino macchiato e sotto il sedere, una tela cerata. Nell’angolo in fondo a destra si intravede un materasso a righe. Poi c’è il buio.
Angela, giovane ricercatrice, sbarca sull’isola di Leros. Da poco il mondo ha saputo del “colpevole segreto d’Europa”: un’isola manicomio dove il regime dei Colonnelli aveva deportato gli oppositori politici greci, facendoli convivere con i malati di mente. Angela è subito coinvolta dal segreto sepolto tra quei bianchi edifici. Le sue scoperte sono più sconvolgenti di ogni immaginazione.
Poi la serratura, improvvisamente docile, si sbloccò nella sua mano con un gemito e la porta si aprì.
Inizia così, per la ragazza, un incontro faccia a faccia con l’orrore riversato da uomini su altri uomini. A Leros ci sono ancora “pazienti” trasformati in relitti umani. Storie drammatiche, urla provenienti dal passato, fantasmi che non hanno pace. Conosceremo Basil, il Monaco, convinto di   aver sepolto molto in alto “ciò che rimane di Dio”. Soffriremo con Stefanos, poeta perseguitato dal regime. Proveremo un dolore profondo leggendo la storia di Teresa, messa incinta dal fratello e costretta ad abortire. Avremo gli occhi lucidi conoscendo il piccolo Nikolaos che, non volendo più parlare, aveva  sempre un sasso in bocca.

Storie dei dimenticati e degli sconfitti, storie di uomini ignorati dalla Storia, storie tragiche ma di una bellezza devastante.


“La prima verità” non è un libro facile da leggere, io ne ho assaporato pochi capitoli al giorno. L’orrore che trapela dalle pagine non può lasciare indifferenti. Il dolore lo si prova sulla propria pelle rimanendo increduli nel leggere le violenze subite dai malati. Sanità e pazzia si confondono, il labile confine svanisce e si perde nel tempo. Anche oggi, accadono tragedie senza precedenti, figlie di una pazzia contagiosa. Il tempo dei mostri mostra il suo volto negli attentati di matrice terroristica, nella paura dell’ignoto che avanza. Proprio lì, a Leros, nello stesso luogo d’internamento dove i malati psichiatrici, i disabili, i bambini abbandonati hanno vissuto l’inferno in terra, i profughi  ora vengono ospitati per iniziare una nuova vita.

Le paure di ieri si confondono con la paura del presente.

Simona Vinci, con il suo romanzo potente e drammatico, sdogana la follia narrando la pazzia che contamina il mondo. Narra l’esclusione di chi è considerato diverso dando voce alla memoria dei luoghi, liberando l’eredità del passato, ascoltando chi bussa alla porta del suo cuore. Prende vita, così, un racconto doloroso, a momenti crudele che vive su più piani temporali e spesso supera i confini di Leros per sorvolare altri luoghi, altre storie, altre follie.

Con “La prima verità” Simona Vinci ha vinto il Premio Campiello 2016 e il Premio Volponi 2016.

Prima di lasciarvi vorrei attirare la vostra attenzione sul titolo del romanzo. “La prima verità” è una citazione tratta dal verso di una poesia di Ghiannis Ritsos, uno dei più grandi poeti del novecento.

Disse: Credo nella poesia, nell’amore, nella morte, perciò credo nell’immortalità.
Scrivo un verso, scrivo il mondo; esisto, esiste il mondo.
Dalla punta del mio mignolo scorre un fiume.
Il cielo è sette volte azzurro. Questa purezza 
È di nuovo la prima verità, il mio ultimo desiderio.

4 commenti:

  1. Devo averlo, assolutamente!
    La Vinci, mi dicono, è pane per i miei denti.
    E tu lo ribadisci. :)

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    1. Sicuramente saprai apprezzare le sfumature di questo romanzo che elimina i confini tra follia e quotidianità :)

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  2. Mi pare che questo sia proprio un libro da leggere!

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