lunedì 19 marzo 2018

RECENSIONE | "Uomini che restano" di Sara Rattaro

Carissimi lettori, oggi vorrei condividere con voi i miei pensieri e le mie emozioni frutto di una lettura particolarmente toccante che mi ha portato a riflettere sul modo in cui le donne reagiscono quando la vita trasforma i colori dell’arcobaleno in nubi nere di tempesta. Tutte noi ci impegniamo ogni giorno nel costruire la nostra esistenza. Ci dedichiamo alla famiglia, al lavoro, ci occupiamo del benessere dei nostri uomini. Poi all’improvviso tutto cambia, il vento gelido dell’abbandono ci travolge e il dolore spezza il nostro cuore. Tuttavia anche nella sofferenza più profonda arde la fiammella della speranza che alimenta il coraggio di lottare nei momenti più duri per continuare a vivere. È questo, secondo me, il messaggio che la bravissima Sara Rattaro vuol condividere con i suoi lettori dalle pagine del suo ultimo romanzo “Uomini che restano”, edito Sperling & Kupfer.

STILE: 9 | STORIA: 9 | COVER: 8
Uomini che restano
Sara Rattaro

Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 250
Prezzo: € 16,90
Sinossi
All'inizio non si accorgono nemmeno l'una dell'altra, ognuna rapita dal panorama di Genova, ognuna intenta a scrivere sul cielo limpido pensieri che dentro fanno troppo male. Fosca e Valeria si incontrano per caso nella loro città, sul tetto di un palazzo dove entrambe si sono rifugiate nel tentativo di sfuggire al senso di abbandono che a volte la vita ti consegna a sorpresa, senza chiederti se ti senti pronta. Fosca è scappata da Milano e dalla confessione scioccante con cui suo marito ha messo fine in un istante alla loro lunga storia, una verità che per anni ha taciuto a lei, a tutti, persino a se stesso. Valeria nasconde sotto un caschetto perfetto e un sorriso solare i segni di una malattia che sta affrontando senza il conforto dell'uomo che amava, perché lui non è disposto a condividere con lei anche la cattiva sorte. Quel vuoto le avvicina, ma a unirle più profondamente sarà ben presto un'amicizia vera, di quelle che ti fanno sentire a casa. Perché la stessa vita che senza preavviso ti strappa ciò a cui tieni, non esita a stupirti con tutto il buono che può nascondersi dietro una fine. Ti porta a perderti, per ritrovarti. Ti costringe a dire addio, per concederti una seconda possibilità. Ti libera da chi sa soltanto fuggire, per farti scoprire chi è disposto a tutto pur di restare al tuo fianco: affetti tenaci, nuovi amici e amici di sempre, amori che non fanno promesse a metà.


Amare vuol dire restare, restare vuol dire proteggere anche quando la vita diventa una tempesta.
A volte la vita ti sorprende con cose liete, più spesso ti strappa ciò a cui tieni lasciandoti naufragare in un oceano di dolore. Fosca e Valeria si incontrano per caso nella loro città, sul tetto di un palazzo dove entrambe si sono rifugiate nel tentativo di sfuggire al senso di abbandono che ha invaso le loro vite.
Il primo sentore di tradimento è qualcosa che può risultare impercettibile a un occhio poco attento. Un gesto confidenziale come aggiustare il colletto della camicia, uno sguardo complice dopo una battuta o due mani che si allontanano di scatto. Si chiama confidenza. Invisibile, certo, ma, se sappiamo ascoltare, può fare molto rumore.
Fosca è scappata da Milano e dalla confessione con cui suo marito ha messo fine alla loro lunga storia svelandole una verità che per anni aveva taciuto persino a se stesso.
La vita è ricca di cose improvvise. Rivelazioni, confidenze, scoperte. La vita è il tuo personale modo di stare in viaggio mentre altri decidono per te.
Valeria nasconde sotto un sorriso solare i segni di una malattia che sta affrontando da sola. L’uomo che le aveva promesso amore è andato via incapace di affrontare la cattiva sorte.
Si scappa per paura, per viltà o per punizione. Si ritorna per coraggio, malinconia o per restituire qualcosa che si era portato con sé.
L’abbandono, il senso di vuoto, uniscono le due donne che non si conoscono ma scoprono di avere molto in comune. Le loro vite quasi si sovrappongono nel momento più difficile della loro esistenza stravolta per motivi diversi ma che lasciano ugualmente il dolore dell’abbandono, della solitudine del tradimento, della malattia.

Fosca reagisce all’abbandono mostrando la sua fragilità. Inizialmente in lei esplode una gran rabbia, escogita piani diabolici di rivalsa per poi scappar via da Milano per rifugiarsi a Genova, sua città natia.

Valeria è abbandonata dal marito proprio quando scopre di avere un tumore. Man mano che il suo corpo si trasforma, sotto le pugnalate della malattia, anche il suo essere si trasforma allontanandosi da chi sa soltanto fuggire.

Due donne, Fosca e Valeria, che restano sole con le loro paure, le difficoltà, i sentimenti sepolti sotto il silenzio. Purtroppo ci sono cose che non si possono ricomprare. L’amore, la fiducia, il rispetto hanno il brutto vizio di essere unici. Scegliere l’uomo con cui condividere tutto è sempre un’ardua decisione. Nel bene e nel male. In salute e in malattia. Ci si può fidare di un giuramento? Forse sarebbe più veritiero dire: 
“Ti starò accanto solo se starai bene e se ne avrò ancora voglia.”

C’è un inferno emotivo in questo libro, sentimenti difficili che fanno soffrire, poiché amare non è mai facile e ci porta a commettere errori a cui bisogna porre un limite.

Tuttavia penso che ci sia una profonda verità nell’affermare che per ritrovarti devi perderti. Dire addio può sembrare la fine di tutto ma può rivelarsi il momento per concederci una seconda possibilità. Non tutti fuggono, non tutti tradiscono, c’è anche chi è disposto a tutto pur di restare accanto alla persona amata.
È la promessa più importante: io ti proteggerò, qualsiasi cosa accada.
“Uomini che restano” è un titolo rivolto agli uomini anche se la storia è raccontata da donne. Ciò che mi ha conquistata di Sara Rattaro è la semplicità e la naturalezza della sua scrittura che trasforma il momento del dolore in una proiezione verso il futuro, l’inizio di una nuova vita. La guarigione del corpo è ugualmente importante quanto la guarigione interiore che sprigiona un’energia positiva. È vero, però, che non sempre tutto si risolve per il meglio ma la speranza, il vaso di Pandora insegna, è l’ultima a morire. Ed è proprio nella speranza che troviamo il coraggio per andare avanti un po’ stordite dalle mille variabili dell’amore. Mi piace la capacità dell’autrice di creare subito una connessione diretta con noi lettori perché parla di sentimenti, dolori comuni a tutte noi. Naturalmente ciò vale anche per gli uomini ma noi donne abbiamo una sensibilità diversa. Noi soffriamo, loro si impauriscono. Noi lottiamo, loro scappano. Non sempre ma spesso è così.

Quando si soffre ci si mette al centro dell’universo, il dolore ascolta solo se stesso, esistiamo solo noi e le nostre lacrime. Fosca si sente stritolata dalla sofferenza, si isola e si rifugia tra le braccia della sua città. Si chiede: «Perché a me?»

Valeria si sente in colpa anche per essersi ammalata.
Gli esperti definiscono il senso di colpa come un’emozione che ci aiuta a mantenere buoni rapporti sociali, è un monito che ci spinge a fare determinate scelte. In questo mondo, invece, sentirsi in colpa è la prima regola per essere una vera donna.
Un altro aspetto del romanzo che mi è piaciuto molto è la coralità delle voci, ogni personaggio ha la possibilità di togliersi la maschera e mettersi a nudo. Con mia sorpresa mi sono imbattuta in una voce molto particolare. Tra un capitolo e l’altro si leva, infatti, la voce narrante di Genova che narra di sé e dei suoi abitanti. Passionale e austera ci regala un inedito autoritratto.
Ho visto la mia gente aver paura. L’ho vista inginocchiata a spalare fango per evitare di pensare. L’ho vista piangere senza che nessuno la vedesse, gridare a chi non voleva sentire, l’ho vista nuda sotto gli occhi di tutti come una vittima. L’ho vista rialzarsi con dignità e coraggio difficili da spiegare quando hai perso tutto, quando i pezzi della tua vita hanno galleggiato in un mare anomalo, codardo e pericoloso.
“Uomini che restano” dà voce anche ai personaggi maschili, sottolinea la povertà morale di alcuni e il coraggio di essere se stessi di altri. Indubbiamente ogni scelta si ripercuote su chi ci è vicino, inutile cercare la verità.
Non esiste una sola verità, ne esistono tante versioni. Dipende da cosa sappiamo, da quello che riusciamo a vedere e da quello che abbiamo voglia di ascoltare.
Di una cosa sono certa, amo il modo in cui la scrittrice descrive lo stato emotivo dei personaggi oppressi dagli eventi della vita. Nell’animo ferito c’è posto per il perdono? Essere se stessi è un atto doveroso anche se ciò significa affrontare un mare in tempesta. La vita non è facile. Sbagliare è facile, correggere gli errori è possibile, reagire e guardare avanti è doveroso.

4 commenti:

  1. Ho letto altri libri della rattaro,non mi lascerò sfuggire questo! Ogni volta regala tante emozioni :)

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    1. Una valanga di emozioni che ti fanno sentire partecipe degli eventi anche perchè, queste sofferenze, toccano un po' a tutti noi. Un caro saluto :)

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  2. Autrice che all'inizio mi piaceva tanto, tantissimo, ma che poi ho trovato troppo ripetitiva. Sarà questo il romanzo che mi farà cambiare idea?

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    1. Spero proprio di sì! Io ho intenzione di leggere altri romanzi della Rattaro per conoscere il mondo di emozioni che lei racconta così bene. Secondo te a quale libro dovrei dare la precedenza? Un caro saluto :)

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